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Elephant |
denisuccia
Reg.: 14 Apr 2002 Messaggi: 16972 Da: sanremo (IM)
| Inviato: 01-11-2003 22:13 |
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Oltretutto ho appena scoperto che i nomi del film corrispondono a quelli degli attori... altro segno di "realismo".
_________________ L'improvviso rossore sulle guance di Thérèse, identificato immediatamente come il segno dell'Amore, quando io avevo sperato in una innocente tubercolosi. |
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Petrus
Reg.: 17 Nov 2003 Messaggi: 11216 Da: roma (RM)
| Inviato: 18-11-2003 10:34 |
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vietcong
Reg.: 13 Ott 2003 Messaggi: 4111 Da: roma (RM)
| Inviato: 18-11-2003 15:30 |
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Sono uno dei pochi, a quanto sembra, a non essere rimasto convinto.
Quello che dicono tutti è vero, che il film rinuncia ai bassi trucchi della drammaturgia più emotiva (d'altra parte, dato il fatto di cronaca, sarebbe stato difficile trarne un melodramma), risparmiandosi ogni tipo d'ammicamento a partire dal commento sonoro.
E' anche vero che il film non ti dà facili risposte, spiegazioni didascaliche (effetto spielberg), ecc.
Un po' più difficile capire cos'è che dà, al di là della regia elegante e affascinante.
Voglio dire, il film fa le scelte più corrette, in teoria condivisibili, ma il risultato mi lascia freddo (unica emozione: carrellata circolare nella stanzetta quando il ragazzo suona Beethoven, ma è un'emozione legata al godimento formale).
Insomma, sono d'accordo col primo intervento quando -mi pare- evidenziava i limiti dello sguardo del film, che mantiene una distanza dai personaggi leggermente disumana: infatti non sappiamo nulla di nessuno, sono dei 'fenomeni' che avvengono sullo schermo. Nulla ci importa del fatto che muoiano (o meno).
Credo Che VanSant volesse evitare quanto avviene solitamente al cinema: farti affezionare ai personaggi in modo da manipolare la tua emotività. Il cattivo muore, siamo contenti, il buono muore, ci dispiace. Anche per rispetto verso i morti di Columbine.
Il (mio) problema è che poi così -con lo sguardo oggettivante di Elephant- non ci si affeziona a nessuno, e l'esperienza, per quanto insolita, per quanto ineccepibile nelle sue premesse etiche, perde d'intensità.
Ovviamente, chiunque può smentirmi dicendo di essersi emozionato molto DURANTE il film -altra questione è il dopo, il godimento retrospettivo, assolutamente leggittimo, ma in cui intervengono considerazioni piuttosto astratte tipo: 'bravo VanSant che non cerca facili consolazioni, che è realistico' ecc...
_________________ La realtà è necessaria a rendere i sogni più sopportabili |
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MakingSoap
Reg.: 13 Set 2003 Messaggi: 394 Da: milano (MI)
| Inviato: 18-11-2003 16:30 |
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L'ho visto due volte.
La seconda per fortuna l'ho trovato meno fastidioso della prima.
L'idea di base, molto semplice, ma a mio avviso geniale, non trova sviluppo.
I concetti di routine, di ripetitività, di vuoto interiore fonte del male vengono mostrati subito per come sono e poi rimostrati e rimostrati inutilmente più volte da varie prospettive (diamo tecniche, non mentali). Il concetto, già chiaro dall'inizio, mostrato per un'ora di fila annoia, fino a sembrare una presa per il culo. Per questo è un gonfiamento i termini di durata bello e buono, in mancanza di elementi di interesse e di sviluppo.
Tecnicamente ancora peggio: pianosequenza inutili, inquadrature quasi sempre fastidiose con sfocature e teste in primo piano che fanno proprio passare la voglia di guardare lo schermo, troppa illuminazione che orribilmente rende l'immagine piatta e anche insulsa, senza contrasti (e qui più che una scelta di stile mi sembra una limitatezza di vapacità).
In questo film imperversa la noia. Non lo dico perchè penso di non aver trovato significati nel film, o di non averlo capito nel suo messaggio o idea iniziale (sia per il soggetto che per la tecnica), che, ripeto, è geniale. ma è terribilmente, schifosamente allungato.. insomma i concetti sono chiari sin dal primo quarto d'ora, si ha già lidea di cosa Van Sant vuole dire, ma vengono riproposti fino a dare fastidio, sembra prorpio un espediente per compensare il poco materiale di base.
Se fosse durato mezz'ora avrebbe avuto un fortissimo impatto, mentre così (grazie a dio s'è limitato all'ora e un quarto) porta al disinteresse, aggiungendo banalità anche alla scena finale della strage.
Forse questo avrebbe dovuto essere: un mediometraggio, magari uno di tre episodi che componessero un film sul disagio giovanile, con uno spettatore sballottato da una situazione a un'altra.
Ma la mancanza di idee porta a sfornare certe porcate......
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DannyBoy
Reg.: 03 Nov 2003 Messaggi: 175 Da: Roma (RM)
| Inviato: 18-11-2003 22:16 |
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ottima regia, un bellissimo esempio di regia minimalista...bravo Gus!
Io l'ho trovato fenomenale...sarà che sono un po' malato di mente...
_________________ http:\\cic.135.it
Carrello in Curva...oltre i confini dell'idiozia... |
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Leonardo
Reg.: 26 Mar 2002 Messaggi: 2398 Da: Capri (NA)
| Inviato: 18-11-2003 23:43 |
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Devo dire che mi è piaciuto molto.
Van Sant ci ha offerto un film-documentario gelido e toccante.
Paradossalmente mi è piaciuto molto più di Bowling a Columbine che ho trovato un po' pedante e ripetitivo.
Seguiamo questi ragazzi nei lunghi corridoi di questa scuola pochi minuti prima di una strage e li seguiamo nella loro normalissima vita fatta di lunghe camminate e incontri con gli amici.
Se i piani sequenza, impostati come scelta di base, sono realizzati in maniera affascinantissima e a volte geniale per incroci e scambi di prospettive ( ma bellissimi ho trovato i lunghi profili di questi ragazzi) la scelta stilistica non penalizza il profilo dei personaggi che volontariamente non è approfondito ma che è ben delineato in alcuni semplici tratti.
Così io mi sono si affezionato al biondino col babbo alcolizzato (raramente tale disagio giovanile è stato reso in maniera così efficace e così poco patetica) al fotografo sensibile, alla bruttina emarginata, alle povere anoressiche, e anche ai due killer il cui mal di vivere passa attraverso un "non saluti tuo padre?" e un bacio nella doccia.
Non mi pare che Van Sant sia così distaccato e non faccia dura critica sia nel raccontare il disagio giovanile che ad esempio la facilità con cui si acquistano armi in america, sinceramente mi ha più raggelato vedere i due ragazzi cliccare sulla pistola "free" dopo una bella suonata di piano e un videogame che non le due ore di Bowling a Columbine |
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vietcong
Reg.: 13 Ott 2003 Messaggi: 4111 Da: roma (RM)
| Inviato: 19-11-2003 14:30 |
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boh, è soggettivo, ma a me ha fatto capire molte più cose su quell'evento un'intervista, contenuta nel film di Michael Moore, in cui una compagna di scuola degli assassini di Columbine parla delle famigerate lezioni di bowling, e del fatto che anche loro le frequentavano, però senza impegnarsi, facendo gli scemi e dando fastidio alle persone. Cioè, non solo in quel liceo erano previsti dei corsi di bowling (fatto di per sè angosciante), non solo quei ragazzi ci andavano, ma non si impegnavano neppure! preferendo autoemarginarsi e comportarsi da cazzoni. Questa 'rivelazione' mi ha fatto scoprire più cose di tutto Elephant, mi ha aperto più cassetti mentali, ha sviluppato più connessioni. In Elephant l'unico guizzo inaspettato, momento imprevedibile per me è stato quando uno dei due ragazzi dice qualcosa come 'pensiamo a divertirci': questo sì è raggelante, e mi ha fatto pensare.
Finisco qua il paragone con Bowling a Columbine, che ovviamente si tratta di cose diverse, e altrettanto ovviamente è normale che un documentario cerchi di essere più stimolante intellettualmente di una fiction (anche se posso dire che mi ha anche emozionato di più).
Per il resto, resto dell'idea che i personaggi di E. siano trattati non come persone, come scrive qualcuno, ma come fenomeni, cose che accadono sullo schermo. Anch'io inizialmente mi affezionavo al biondino, ma poi rimane lì, non sviluppato come tutti gli altri, e dubito che fra cinque anno mi sarà rimasto dentro di me qualcosa del suo dolore o della sua tenerezza.
Insomma, il film non mi è dispiaciuto, ma non lo trovo esaltante: ha delle premesse estetiche forti, ma molto limitanti secondo me, quindi il risultato è ambiguo, non del tutto soddisfacente.
_________________ La realtà è necessaria a rendere i sogni più sopportabili |
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coriander
Reg.: 23 Ott 2003 Messaggi: 98 Da: napoli (NA)
| Inviato: 14-12-2003 19:33 |
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elephant è un film che m’ha lasciato dubbioso.
molto forte la scelta registica, tutta rivolta ad intromettere lo spettatore all’interno della scena. quasi tutto in semisoggettiva, alle spalle del ragazzo al momento “pedinato”, l’ambientazione e la visuale è simile a quella di videogiochi cruenti e labirintici come doom o quake. apparentemente il nostro è uno sguardo esterno, intrufolatosi in una giornata qualsiasi in un liceo qualsiasi di una qualsiasi (ricca) provincia americana. da qui l’impressione di un’impostazione asettica, che non propone interpretazioni o giudizi, ma che permette solo di osservare.
in realtà gli stereotipi ci sono tutti: il ragazzino col padre alcolizzato, le tre amiche bulimiche che vanno grottescamente a vomitare assieme, i carnefici affascinati da hitler ed emarginati dai coetanei, il videogame di simulazione che porta all’emulazione, la ragazzina bruttina…insomma tutto quello che avremmo visto in un “college movie” qui c’è, è solo meno evidente per la scelta registica succitata.
bella la scena in cui la camera riprende fissa il campo sportivo della scuola, mostrando per alcuni minuti solo quel che casualmente si propone alla sua vista, finché non arriva il ragazzo che attendeva, che segue poi nei corridoi.
belli i colori lividi.
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gongolante
Reg.: 06 Feb 2002 Messaggi: 3054 Da: Cesena (FO)
| Inviato: 18-02-2004 23:21 |
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Qualche altro virtuosismo rende appena meno pesante questo film, freddissimo e distante, che mostra fatti senza tentare spiegazioni psicologiche, motivazioni ne altro. Solo farci assistere ad una tragedia perpetrata da ragazzi "normali", senza sapere il perchè e proprio per questo ancor più spaventosa.
Noioso come la quotidianità, agghiacciante come pochi.
Voto 6.5.
Il mistero del titolo:
"il titolo si riferisce ai massacri compiuti dai pachidermi impazziti" - Roberto Nepoti - la Repubblica (3/10/2003)
"Elephant è il nome del fucile mitragliatore impiegato, insieme a bombe e pistole, da due allievi di un liceo di provincia per uccidere a sangue freddo" - Silvio Danese - Il Giorno (4/10/2003)
Il film "trae il suo titolo da una parabola dei canoni buddhisti. Alcuni ciechi esaminano parti diverse di un elefante (orecchio, zampa, coda, corpo) senza riuscire a coglierlo nella sua interezza, senza arrivare a capire di quale animale si tratti." - Lietta Tornabuoni - La Stampa (3/10/2003)
"Metterci sotto gli occhi l'elefante che sta sotto gli occhi di tutti e che nessuno vuol vedere (è questo il senso del titolo), senza per forza dirci: ecco l'elefante" - Emiliano Morreale - Film TV (7/10/2003)
"Van Sant ha preso il suo titolo dall'apologo buddista dei ciechi che cercano di immaginare un elefante, riuscendo soltanto a descrivere la parte che ciascuno può toccare" - Tullio Kezich - Corriere della Sera (4/10/2003)
_________________ Cinematik - il fantacinema!
In fase di lettura: LE ETICHETTA DELLE CAMICIE di Tiziano Sclavi
Ultimo film: UN BACIO APPASSIONATO di Ken Loach |
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gongolante
Reg.: 06 Feb 2002 Messaggi: 3054 Da: Cesena (FO)
| Inviato: 18-02-2004 23:23 |
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quote: In data 2003-11-18 23:43, Leonardo scrive:
sinceramente mi ha più raggelato vedere i due ragazzi cliccare sulla pistola "free" dopo una bella suonata di piano e un videogame che non le due ore di Bowling a Columbine
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Sei l'unico che ho sentito parlare con tono negativo del documentario di Moore... per fortuna!
Ho detto.
_________________ Cinematik - il fantacinema!
In fase di lettura: LE ETICHETTA DELLE CAMICIE di Tiziano Sclavi
Ultimo film: UN BACIO APPASSIONATO di Ken Loach |
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Luke71
Reg.: 06 Ago 2003 Messaggi: 3997 Da: pavia (PV)
| Inviato: 07-03-2004 18:25 |
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Ero partito abbastanza prevenuto riguardo a questo film non ho mai considerato Van Sant un autore nel senso più alto della parola, i suoi film che ho visto raramente mi hanno impressionato o coinvolto.
Devo ripetermi anche riguardo a questo film che ho trovato noioso all'inverosimile,freddo in modo compiaciuto,distante dai personaggi in modo ambiguamente falso.
Non mi ha emozionato,fatto pensare a cose che già non sapevo o mostrato nulla di nuovo sotto il sole della tranquilla America.
Posso anche capire il premio ricevuto a Cannes,il film è ben diretto.
Capisco meno le scelte della sceneggiatura,scritta dal regista in modo fin troppo minimalista e asettico che vorrebbe dare un senso di realtà alla vicenda attraverso i suoi personaggi a volte abulici,veterei ma compiendo così haimè un clamoroso harakiri emozionale che si paga anche nelle scene della strage,dunque perdendo a mio modo di vedere una buona occasione per colpire allo stomaco lo spettatore.
Ad oggi l'unico suo film che sopporto è BELLI E DANNATI...
[ Questo messaggio è stato modificato da: Luke71 il 07-03-2004 alle 20:48 ] |
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moxfurbona
Reg.: 04 Mar 2003 Messaggi: 1194 Da: lucca (LU)
| Inviato: 08-03-2004 01:02 |
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quote: In data 2003-10-06 23:47, lilja4ever scrive:
l'ho visto stasera, per ora, a caldo, gli dò 8,5/10 anche perchè non avevo mai visto niente di così semplice e al contempo allucinante. Non hai appigli a cui aggrapparti, non ci sono domande nel film, ed è tutto così maledettamente lineare... non ci sono condanne, la telecamera non spiega i perchè, è piazzata lì nel corridoio, ti segue se cammini, si ferma se ti fermi, e tu sei dentro l'incubo che hanno vissuto quei ragazzi... e il bello è che non ti accorgi neanche che è un incubo, tanto le immagini ti sembrano indolori e prodotte dal solito videogioco sparatutto... clik: morto. ricarico, clik: morto. Semplice no? Magari stanotte ci dormo sopra, e domani mi metto a filosofeggiare sulla vita, la morte, il malessere giovanile... ma a che servirà? Le cose capitano, capita di morire o di restare vivi, basta un clik in più o in meno... semplice no?
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D'accordissimo!Non aggiungerei altro!Se non che il film dura appena 70 minuti e questo è sia il pregio che il difetto e che tutti i ragazzi che ci presenta Gus nel film SONO le 12 vittime.Il ragazzo nero,Benny, è quello a cui,stando ai testimoni 'spararono solo perchè era nero',cosa che Van Sant nella sua scelta di non prendere posizione non ha sottolineato. |
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moxfurbona
Reg.: 04 Mar 2003 Messaggi: 1194 Da: lucca (LU)
| Inviato: 08-03-2004 01:16 |
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Ho finito di leggere le grandissime critiche fatte da tutti voi,bello davvero!Sia le argomentazioni pro che le contro.Io credo che il ragazzo che critica la regia si sbagli perchè la bravura di gus nella freddezza delle sue inqudrature mi sembra sia riconosciuta anche dai detrattori.Penso che davvero,sia un film che un cinefilo non può non amare e che se anche non corrisponde al tuo gusto,apprezzi perchè non c'era modo migliore per fare un film sulla Columbine.Per rispetto,perchè non ci sarebbe piaciuto una specie di melò splatter o di film sociologico...70 minuti di vita,70 minuti in cui si racchiude la riflessione di un uomo,Van Sant,che da sempre interessato ai giovani e ai disturbi dei giovani,secondo me ha pensato tantissimo alla strage per giungere alla conclusione che 'un motivo non c'è se due ragazzi vogliono trucidare mezza scuola'.E così ci ha regalato Elephant.Un film formalmente piuttosto freddo, distaccato e lento,il che fa da ottimo contrappunto alla tragedia che,tu spettatore,sai che avverrà,ma se lo si pensa come il punto di vista di un autore è un film assolutamente intimista,che mostra il suo pensiero rassegnato e semplicemente incapace di comprendere i 'perchè' su ciò che è stato la Columbine. |
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misaki84
Reg.: 29 Lug 2003 Messaggi: 2189 Da: Montecchio Maggiore (VI)
| Inviato: 19-03-2004 19:19 |
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quote: In data 2003-11-18 23:43, Leonardo scrive:
Così io mi sono si affezionato al biondino col babbo alcolizzato (raramente tale disagio giovanile è stato reso in maniera così efficace e così poco patetica) al fotografo sensibile, alla bruttina emarginata, alle povere anoressiche, e anche ai due killer il cui mal di vivere passa attraverso un "non saluti tuo padre?" e un bacio nella doccia.
Non mi pare che Van Sant sia così distaccato e non faccia dura critica sia nel raccontare il disagio giovanile che ad esempio la facilità con cui si acquistano armi in america, sinceramente mi ha più raggelato vedere i due ragazzi cliccare sulla pistola "free" dopo una bella suonata di piano e un videogame che non le due ore di Bowling a Columbine
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Assolutamente vero.Io mi sono fatto tante domande e mi sono passate tante di quelle emozioni guardando quei personaggi.Sapendo della strage ero veramente in pena per alcuni di loro (quando hanno ucciso la ragazza in biblioteca.. questo non vi ha emozionato???)
E poi la splendida regia... è gia stato detto molto, io aggiungo una chicca.Nel videogioco uno dei 2 killers uccide tutti i 'bersagli' alle spalle stando bene attento a farlo (gli si presenta 'l'occasione' di ucciderne uno di fronte, ma non lo fa e gli va dietro).Il tutto riprende la scelta stilistica fatta per tutto il film, la ripresa da dietro (mi sa che si vedono più nuche che fronti).Assolutamente fantastico. |
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Cronenberg
Reg.: 02 Dic 2003 Messaggi: 2781 Da: GENOVA (GE)
| Inviato: 20-03-2004 14:19 |
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Un ragazzo vivace col padre alcolista, una giovane coppia invidiata da tutti, tre ragazze indiscrete con la fissa per la linea, un ragazzo bonario amante della fotografia, una ragazza goffa presa in giro dalle altre, e due ragazzi squilibrati con la passione per le armi e la morte.
Se da questo quadro riassuntivo, il film può sembrarvi monotono e statico, l’insieme “Elephant” vi rivelerà di certo una sorpresa sconvolgente, che scombinerà la globale idea di normalità, portandola ad una sua parafrasi sconcertante, e scombinando le carte in tavola in maniera da provocare una reazione da parte della “formica/elefante” (i due ragazzi assassini), totalmente pianificata, e da parte dell’elefante/formica (stato americano), totalmente fallimentare se non inesistente. Nel film di Van Sant, non ci sono né eroi, né anti-eroi, in “Elephant”, il regista si limita a mostrare clinicamente la realtà dei fatti accaduti e che accadranno, il college, rimane metafora azzeccatissima di un mondo intricato di lunghi corridoi ad incastro, gremiti di persone, dove tutto coincide tranne che le emblematiche e discrepanti menti.
Vincitore della Palma d’Oro come miglior film e miglior regia al Festival di Cannes 2003, e girato interamente con attori non professionisti, “Elephant” porta decisivamente agli allori un regista dalla carriera offuscata da troppe buone idee, realizzate malamente nei suoi precedenti lavori, “Drugstore Cowboy”, “Belli e Dannati”, “Cowgirl – Il nuovo sesso” e “Da morire”, per citarne alcuni. Tratto liberamente da un simile episodio di cronaca avvenuto negli Stati Uniti nel 1999, girato impeccabilmente, e condito dal regista con “argomenti d’attualità” quali, il libero smercio di armi in America, l’omosessualità, il pregiudizio ed il razzismo in tutte le sue più usuali forme, “Elephant” vince non a caso il Festival di Cannes, offrendo una grande prova d’autore, ed un veritiero ritratto degli adolescenti nell’incostante mondo di oggi.
_________________ La ragione è la sola cosa che ci fa uomini e ci distingue dalle bestie
René Descartes |
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